La chiesa di Santa Lucia, databile alla prima metà del XVI secolo, è d’impianto tardo gotico, ad aula con cappelle laterali e presbiterio quadrato più basso e stretto della navata, secondo una tipologia specifica del gotico-catalano in terra sarda. Una cantoria, sorretta da volta con arco ribassato, sovrasta l’ingresso principale. La navata è divisa in due campate di pianta rettangolare, leggermente differenti per dimensioni, con volte a crociera ogivale costolonate, con gemma pendula, come chiave di volta, impostate su peducci sobriamente decorati. L’abside, leggermente più stretta della navata, si innesta nell’aula mediante un arco presbiteriale a sesto acuto modanato a toro e gola con capitelli di stile gotico-catalano, a volta stellare con nervature ogivali, gemme pendule simili a quelle di san Giacomo, peducci decorativi con motivi fito-antropomorfi.
Nella seconda campata a destra, vi sono due cappelle di pianta rettangolare, con l’asse maggiore ortogonalmente all’ambiente principale; la seconda a volta sesquilatera, costruita da una volta a crociera quadrata ogivale con gemma pendula e affiancata da una mezza crociera con gemma incastrata nell’arco che la collega alla navata. Fu costruita, si ritiene, dalle stesse maestranze che costruirono la chiesa della Speranza e l’edicola e l’edicola della sacrestia dei Beneficiati in Duomo, in quanto presentano la stessa volta sesquilatera della cappella nella chiesa di santa Lucia.
Maria Freddi ritiene che questa sia la parte più antica di tutta la chiesa, cioè la cappella dell’ospedale di santa Lucia, ceduta nel 1539 dal vicerè Cardona alle clarisse venute da Barcellona e quindi databile alla fine del XV secolo. La soluzione fu adottata, probabilmente, per rendere più armonici i piccoli ambienti che, indipendentemente dallo stile adottato gotico-catalano, rivela un attenzione particolare all’articolazione dello spazio sensibile alle innovazioni del Rinascimento italiano. La seconda cappella uguale per dimensioni e iconografia ma improntata a stilemi classicheggianti, ha la volta a botte lunettata con testata a padiglione impostata su un cornicione modanato aggettante che corre lungo tutto il perimetro. Questa fu eretta probabilmente tra la fine del 1500 ed i primi del 1600, ed è attribuita al cagliaritano Francesco Escanu. Coevo deve essere anche il portale lapideo incorniciante l’arco d’accesso alla cappella laterale sinistra, che presenta: due alte basi sormontate da colonne scanalate a rudente con capitelli corinzi ed un alta trabeazione; la trabeazione ha un fregio a girali d’acanto e su di essa è impostato il timpano triangolare spezzato con cornici modanate e dentellate.
Altre decorazioni classicheggianti si trovano in alcuni sottarchi cassettonati con rosoni, ma di fattura più vernacolare. Le due campate sono separate da un’arcata trasversale. Le due cappelle laterali poste a destra, con i dovuti distinguo, sono pertinenti alla costruzione della stessa chiesa, mentre quelle a sinistra si pensa siano ricavate da edifici appartenenti al convento. Infatti la prima cappella fa pensare ad un semplice passaggio di comunicazione tra il convento e la chiesa; mentre la seconda dedicata a N.S della Guardia parrebbe la parte finale di un tratto d’ambiente più lungo, coperto con volta a crociera senza ogiva. Nel corso del seicento fu costruita la sacrestia sacrificando parte di una torre delle mura medioevali, i cui resti sono visibili solo all’esterno.
Intorno agli anni cinquanta vi fu la ristrutturazione della chiesetta, così come di alcune parti dell’ex convento, che la Maria Freddi non esita a definire “malaugurata”.